FRANCESCO MAZZI

Lo svelamento del simbolo  

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VIETATA LA RIPRODUZIONE

RAFFAELLA FERRARI

«Si direbbe che l’uomo, il quale cerca invano la sua esistenza e da ciò trae una filosofia, ritrovi solo nell’esperienza della realtà simbolica la via del ritorno a quel mondo in cui egli non si sente straniero» (Jung)

Arte e design si uniscono emblematicamente nell’opera di Francesco Mazzi dove, attraverso i cicli pittorici denominati: “Fantasy” e “Myths & Legends”, sviluppa quell’ambita simbiosi tra miti, leggende e creatività contemporanea, manifestando un punto di connessione tra occidente e oriente. Mazzi è fermamente attratto dalla pura bellezza che rinviene ogniqualvolta si riferisca ai canoni estetici dell’antichità, specialmente europea, in cui sente nel Cuore, l’emblema del bello e nel Simbolo, la vera armonia. Non può che rimanere incantato anche dall’originario stile artistico del luogo che lo ospita, il Giappone, dove l’arte, sintetica e diretta, lo affascina e lo imbeve soprattutto per le simbologie e l’eloquente eleganza silente d’espressione. Entrambi i popoli portano con sé un ricco patrimonio culturale ed estetico e trasmettono, seppur con interpretazioni diverse, la pulsione dell’energia della nascita della vita e che risiede, principalmente, in quella natura incontaminata fatta di fragile bellezza e di cicli regolari, microcosmi e movimenti intrinsechi che pullulano di Vita in ogni suo respiro. È la Vita delle piccole cose che traspare dall’opera di Mazzi Fine Art, e per questo non ammette il troppo decorativismo, che sottende alla ricerca di simulare il vero, ma ritiene solo di enunciarlo, cosicché, la sua arte è diretta, nella narrazione e nello svelarsi. E così, proprio in quei coaguli di materia che pulsano e vibrano all’interno dei quadri, si va via via materializzando, nella stesura precisa data dall’inserimento attento di colori a olio, pigmenti, oro 24K, platino, argento e diamanti, conchiglie, l’elemento, dove l’uomo o la donna sono inseriti solo per simbologia. L’arte pittorica si fa così altorilievo e tende al tutto tondo nel suo modellato, accentuandone gli effetti plastici nella calibrata matericità. Da questi risultati di sperimentazione e ricerca nasce e viene brevettato, con paternità internazionale riconosciuta e registrata, il concetto “3D FRAME PUSH-UP”, di cui la Mazzi Fine Art detiene i diritti, e dove la tela e la cornice sono concepite come un unico corpo, elemento questo ritenuto molto interessante e innovativo. La precisione meticolosa nell’esecuzione, la cura del dettaglio, vedi anche le cornici realizzate con l’essenza di Paulownia giapponese, la ricerca del titolo con tutte le sue attinenze rivolte al soddisfare quel vivo messaggio interno nato dalla pulsione creativa che si vuole fare forma, tutti questi costituenti connotano nell’arte di Mazzi, l’unicità dell’atto di produzione, raggiunto e soddisfatto, grazie alla liturgica lentezza d’esecuzione e a una meticolosa attenzione dell’origine dei materiali da usare. Se l’artista giunge a questa innegabile maturità e accuratezza del proprio linguaggio, attraverso una paziente trascrizione del suo pensiero, è sicuramente dovuta alla meditazione e al voler risolvere un progetto ben preciso e chiaro, compiuto in ogni particolare nella mente. Dunque niente è dato al caso, ma tutto fa parte di un disegno ben preciso. La simbologia lega i vari elementi rappresentati che sono ricorrenti nell’opera, come: Sole, Luna, Farfalla, i Fiori che rappresentano, attraverso i loro petali, quel sottile legame verso l’eternità, una goccia, un germoglio inatteso, il lavorio incessante delle api, l’imponenza dell’albero con la sua simbologia, tutto inserito tra cielo e terra, acqua e luce. Il devozionale rispetto verso questi elementi figurali, ambientati nel teatro metafisico di un’immota natura, fermata nell’attimo della scena riportata, ne decora la propria fragile bellezza e raccoglie nel luogo cui si riferisce, le antiche memorie di un’origine che è comune a tutti. I simboli così si svelano, si pesano e controbilanciano uno con l’altro, si pongono davanti allo specchio e principia la danza degli opposti che troverà il proprio equilibrio nel confronto. Eternità, rigenerazione, il senso dell’Infinito e della ciclicità, si dispiegano lì, dove tutto trova pace, una volta che il nostro sguardo si rivolge a Lei, di fronte allo spettacolo della notte. E la direzione, in chiusura del giorno, è tracciata da quel richiamo della luce argentea che sempre presente avvolge e accoglie. Lei è padrona e detentrice della Vita. Poi ancora simbolismi legati alla metamorfosi, alla forza del cambiamento e al coraggio di affrontare qualsiasi trasformazione come un fermo atto di coraggio, per riuscire a vivere e sopravvivere. Per giungere poi al perché, all’accettazione della luminosa Vita e il suo lato oscuro, che affascina, ma non si conosce, che incuriosisce, ma talvolta ci allontana… e di nuovo, poi tuffarci nella forza evocativa della carpa che si fa perseveranza, fedeltà, e portatrice di energia e forza, anticonformista perché affronta controcorrente le avversità insidiose dell’acqua, nell’incessante fluire della vita. E vorrei soffermarmi proprio su questo simbolo orientale che vuole premiare i propri sforzi e sacrifici, sottolineando che, chiunque attivi con la forza di volontà: il genio, la creatività e l’umiltà di mettersi sempre in gioco, può raggiungere importanti risultati, senza però dimenticare mai il vero valore che dimora nelle piccole cose. Lì risiede il vero tesoro, la preziosità dell’esistenza.

 

 

 


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