MARIELLA PETRINI

Marcel Proust: “ Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.

Mariella Petrini, laureata all’Accademia delle Belle Arti prima a Milano e poi a Venezia, oggi insegnante di Storia dell’Arte, inizia il suo “viaggio” verso le arti pittoriche negli anni 80.

Parte da un “dovuto” figurativo anche se in questo già sono vivi i germogli dell’informale, sperimenta dapprima l’acquerello, si sposta verso l’incisione per poi definire la sua cifra espressiva nell’astratto.

La tecnica da lei usata è varia: acrilico su tela con l’inserimento di cartoncini trattati e interventi a pastello acquerellato, uniti tra loro mediante sovrapposizioni, tagli e inserimenti vari di lettere, numeri, carte da gioco, sfere.

I colori principalmente presenti nell’opera della Petrini sono: bianco, rosso, giallo, blu, onnipresente è il nero; colori primari, forti ad intendere che il loro messaggio è la grinta impegnata dall’artista nella vita e il suo impegno a mantenere vivo il vissuto delle passate esperienze, utile per affrontare in modo diverso il futuro; essi conservano in se il profondissimo messaggio della sua anima.

Per capire l’opera di Mariella bisogna recuperare l’irrazionale che abita la profondità dell’anima e ci fa accedere alla radice da cui si dipartono sia la ragione che la “follia”, giungere così ad un fondamento non storico della storia.

Gli antichi avevano dato un’anima sia all’uomo sia al mondo e nell’armonia delle due anime vedevano la bellezza.

Queste parole possono servirci per interpretare i suoi paesaggi dell’intimità, qui esposti, d’impianto surrealista e crepuscolare in cui, in quell’involucro spazio-temporale rappresentato, riscopriamo intime ed universali emozioni e che ci spinge spesso al tentativo di fissare nella memoria la peculiarità di un momento, di una sensazione, di uno sguardo che è fisico, emozionale e mentale.

In tutti noi c’è ben radicato un paesaggio interiore, una geografia dell’anima e ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita.

Queste interiorità misteriose, espresse attraverso superfici materiche in cui, quando c’è l’inserimento figurativo per lo più rappresentato dalla DONNA, vista come

 

 

 

 

 

 

 

Madre Terra, Eva, Gea, conducono la Petrini a partire da un’indagine introspettiva ed esistenziale, attraverso la quale ci illustra il suo pensiero e in cui vive e rivive per mezzo dell’arte la sua esperienza di DONNA nella società che è esperienza di tutto l’universo femminile.

Mariella grazie al suo corpo a corpo con la materia “denuncia” la sottomissione della donna nei confronti della società, gli abusi sia fisici che psicologici a cui è sottoposta giornalmente, le rinunce che deve fare a favore della famiglia, i figli, il lavoro, mettendo da parte le sue passioni, la propria persona, la propria vita.

Per mezzo dell’arte la Petrini purifica la sua anima e sublima il suo pensiero e noi, fruitori della sua arte, non possiamo rimanere immobili solo a vedere ciò che ci viene proposto, ma siamo portati ed invitati ad interagire sia con il suo pensiero che con la sua tecnica dalla sintassi originale e dalla cifra stilistica inconfondibile.


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