ANTONIO FELICE LA MONTAGNA.

ANTONIO FELICE LA MONTAGNA

Antonio Felice la Montagna

Novembre 2019

Goethe non pensa che l’arte debba essere imitazione della natura, secondo lui: “L’artista non deve aspirare a produrre un’opera di natura, ma un’opera d’arte perfetta. L’arte è rappresentazione della natura, e della natura umana in primis.”

 

L’ultimo percorso artistico di Antonio Felice la Montagna dedica il nuovo inizio allo “stupore” perché, come dice l’artista: “Noi possiamo cambiare o migliorarci solo se siamo stupiti di qualche cosa, meravigliarci di cose che magari già abbiamo, o sorprenderci delle novità, perché creano nuove curiosità e lo stupore deve risiedere nella Conoscenza.” In questo caso lo stupore principalmente nasce dall’uso di due materiali completamente diversi e con storie d’origine opposte, il sasso con la sua genesi naturale, la sua storia intrinseca, il suo essere nato e formato nei millenni, le sempre mutevoli forme che assume, lavorato dalla lentezza e dalla carezza del tempo che passa, e il plexiglass, materiale creato dalla mente umana, artificiale, materiale comunque importante nella storia dei materiali con proprietà proprie molto interessanti all’uso artistico e del design. Dall’unione inusuale di questi materiali, diametralmente opposti per uso e proprietà, nasce certo lo stupore, principalmente dell’artista, nell’atto della creazione e poi sorprende, inequivocabilmente lo spettatore. L’indagine dell’artista principia quindi, dal vasto regno del bello che risiede in natura, ma non solo, attraverso l’atto creativo artistico la Montagna nutre il bisogno universale d’arte che lo spinge, inequivocabilmente, a prendere coscienza del mondo sia interiore che esteriore.

Il sasso è materiale rigido freddo, non è trasparente, ma ricco dell’eredità della storia, elemento naturale che trae le sue origini più in là nel tempo, in un non tempo, l’altro, il plexiglass è a lui antitetico, ed è un prodotto della contemporaneità e nato dalla perfezione dell’ingegno umano. L’artista basa la sua prova quindi, sul principio dell’accoppiamento reattivo, finalizzato alla creazione di un’opera d’arte che rispetti anzitutto l’interfacciarsi tra mente, anima e corpo materiale delle cose.

Lo stupore sboccia dunque nel vedere assieme e assemblati, due elementi che in natura non troveremo mai uniti, esseri “simbionti”, ma che grazie ad una particolare luce di creatività, fa nascere e sembra assumere una tal naturalezza da lasciarci profondamente meravigliati. Qui l’artista si ricollega alla teoria degli opposti, allo Ying e lo Yang, snodando una tutta particolare simbologia e metafora legata al vedere oltre le Cose, e attivando in tutti noi, la ricerca dei significati più reconditi della sua espressione artistica. Un gioco…un rimbalzo di messaggi, che vanno oltre il già visto e il già detto e che si inseriscono in quel linguaggio della meta-cognizione atto a stimolare letture ed emozioni altre. Nel campo artistico internazionale l’unione di questi due materiali non è mai stata proposta, conducendo così il risultato della sperimentazione di la Montagna ad un livello di unicità veramente apprezzabile. Come lo stesso uso di plexiglas, che è entrato tra i materiali artistici, soprattutto nel design dal 1930, non è mai stato utilizzato nell’uso creativo come osa Antonio. Le opere di questo primo step, dedicate perlopiù a soggetti marini, ma che si stanno evolvendo anche ad altre forme, sono lavorate con la minuzia delicata dell’orafo e il Lume del genio dell’artista è sempre pronto a mettere in gioco delicati e unici equilibri. Il risultato ottenuto è di eccellente manifattura, ma ancor più sorprendono i soggetti nati e l’idea portata a compimento grazie anche alla collaborazione della scultrice Elena Faleschini, che ha condiviso la sua esperienza generosamente con Antonio. L’arte è espressione dell’Io, catturata dal gioco dell’immaginazione libera quando siamo condotti a rappresentarci attraverso la manifestazione artistica a noi più corrispondente e dunque quando siamo guidati, per un gioco di energie, ad accendere liberamente la lampadina della creatività. L’artista ha imparato a conoscere la natura dei soggetti che rappresenta e v’è arrivato a mezzo dell’intuizione.

L’arte deve essere la guida, in quel sottile gioco, e deve essere stimolo per non incatenarci nel già detto e già fatto, ma ci dovrà condurre ad immaginare e costruire qualche cosa che noi non vediamo affatto, ma di fatto C’E’ nel nostro inconscio. Ascoltare e addentrarci nel lato più oscuro del “Sé” e intraprendere un personale viaggio “spirituale” ci farà riscoprire tutto quel mondo che si cela oltre la visibile realtà delle cose, smascherando tanti lati della nostra esistenza protetta dalla ragione, ossia dal dato razionale.  Ecco allora la chiave di lettura, l’accesso al: “Tutto c’è in TE”, ricercato da sempre da Antonio.

Indagare su Sé stessi, inseguire quel collegamento che ti unisce ad un Tutto, perché siamo parte di un Tutto, trova nella poetica artistica di Antonio Felice la massima espressione. Uno dei dati più importanti è quello di ricercare sempre dentro noi nuove fonti di ispirazione, e alimentare incessantemente la “Sacra Fiamma”, da lì tutto nasce. Il mistero del fiume dona a La Montagna i suoi gioielli più preziosi, la tecnologia dei materiali completa il capolavoro, due mondi degli opposti che si chiamano e che vicendevolmente si compenetrano e si completano in un’unica forma. Tutto ha una forma silente nel suo Essere, nel suo esistere, aprire gli occhi dell’emozione farà uscire quel fraseggio armonico e muto che già si cela in Sé, ed è qui che entra in gioco la sensibilità dell’artista, far uscire quella forma che non vuole più essere incatenata ai propri contorni, alla sua forma originale e…iniziare ad esistere per essere capita.  Se si usa poi: lo stupore, la bellezza, anzi, l’idea soggettiva della bellezza, altro non puoi fare che essere grato, felice, in fin dei conti che cos’è la bellezza? Noi viviamo in un mondo che è bellezza, un mondo spettacolare, e questo grazie a Madre Natura. A lei dobbiamo ricongiungerci, a lei dobbiamo il nostro rispetto e la nostra devozione più pura. Il bello del Vero, lì deve essere accesa la nostra ricerca come concetto fondamentale in questa Vita! L’artista dice: “Se l’arte davvero genera la bellezza essa c’è già, io mi stupisco quando vedo la pietra, quando prendo il pezzo di plexi, quando lo forgio, quando lo formo, e quando ne ho trovato il risultato, mi stupisco, e ringrazio con amore e gratitudine ciò che è nato.” Questo ricercare la forma, indagare sull’Anima delle Segrete Cose, dovrebbe tracciarci la retta via anche nel rapportarci nei confronti degli altri e svestire tutti i nostri rapporti dall’apparenza, da ciò che ci appare davanti agli occhi e ricercare sempre nell’invisibile l’ESSENZA. Lo stesso Felice sostiene: “Se non riusciamo a stupirci, viviamo in un mondo passivo, non Reale. C’è stato un passaggio fondamentale nella mia vita, da quando ho iniziato a “mollare i capelli”, perché attraverso ciò, come sostengono i nativi d’America, si accetta, si riceve e si cattura tutta l’Energia Cosmica che c’è nell’Universo, e ne assorbi così la sua bellezza”.

L’incontro fondamentale nella vita di Antonio Felice, con un nativo americano, lo ha portato a conoscere il mondo della Madre Terra, li ha imparato a guardare con i suoi occhi e ad ascoltare con le tue orecchie, a quel punto ha capito bene come funzionano tutte le energie e come interiorizzarle e farle sue.  Per La Montagna l’arte sviluppa in Sé le abilità atte a trasmettere la Bellezza principalmente perché essa risiede in tutti noi e se saremo così sensibili da ascoltarla salverà il mondo. Il plexi è flessibile con le sue trasparenze è sempre portato a far uscire la luce, quella luce che prima di tutto risiede dentro la nostra Anima. Il suo messaggio, dunque, è quello di indirizzarci verso il Bello, che non è un Bello ideale, ma il Bello che ci si pone sempre davanti, ovunque facciamo viaggiare il nostro sguardo, basta educarci a vederlo.

Raffaella Ferrari

Critico dell’Arte


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