MILENA PALMANO

SEBBEN CHE SIAMO DONNE…

In occasione della festa delle donne dell’8 Marzo quest’oggi presentiamo la mostra personale dell’artista Milena Palmano dal titolo: SEBBEN CHE SIAMO DONNE…
Il titolo è stato ripreso da un verso di una canzone da: “La Lega”, canzone popolare socialista, (valle Padana 1890-1914), entrata poi nel repertorio delle mondine.
Questa canzone simboleggia la rivolta dei contadini contro i padroni alla fine del XIX secolo.
La mostra della Palmano si divide per tematiche: lavoro, voto, ritratti di donne che hanno fatto la storia negli ambiti: politici, storici, artistici e della scienza, gli abusi e le violenze subiti dalle donne nei secoli, la guerra.
Queste tematiche toccano vari periodi storici e fermano nella nostra memoria importanti conquiste raggiunte dalle donne con enorme tenacia, umiltà e viva determinazione e partecipazione.
Ogni quadro meriterebbe di essere analizzato profondamente per la storia che racconta, per i simboli storici che rappresenta, ogni quadro approfondisce emblematicamente, a mezzo della forza espressiva dell’artista, temi che conservano in se pagine e pagine di storia, un percorso difficile che ha portato la donna nei secoli a raggiungere e meritare l’attuale posizione sociale, che nel mondo occidentale quasi sempre è riconosciuta.
La Palmano, nella sua attenta analisi storica, principia sempre analizzando il suo personale microcosmo e dedica una serie di ritratti ad olio alla madre, alla sorella, a se stessa e alla figlia. Attraverso queste rappresentazioni essa fissa i perni fondamentali di tre generazioni che abbracciano un secolo di storia e ne unisce la propria storia personale.
I ritratti, eseguiti con tecnica ad olio, appuntano, attraverso le varie espressioni cromatiche, figurali e prospettiche, la propria personale storia e sottolineano delicatamente uno sguardo positivo verso il futuro.
Donne forti, ricche del proprio vissuto, della propria storia e della personale esperienza di vita. Attraverso questi quadri viene simbolicamente rappresentato il passaggio di testimone da nonna a nipote, fatto di un bagaglio preziosissimo di tradizioni e vissuto.
Da questi personali ritratti che eviscerano il microcosmo dell’artista viene poi spostata l’attenzione verso le donne che hanno fatto della Carnia, terra di provenienza della Palmano, culla di pulpiti al femminile di ineguagliabile importanza.
Milena inizia ad analizzare la forza delle donne carniche sia mentre assolvono il duro lavoro che le porta oltre che ad essere delle eccezionali donne di casa, mamme e mogli, anche braccia forti per la conduzione del lavoro all’esterno delle proprie case.
Tutta la forza fisica e caratteriale della donna viene poi manifestata nel quadro/cantico dedicato alle mondine, ritratte ricurve nell’atto della raccolta del riso. Le mondine vengono inserite in una costruzione prospettica, anzi proprio loro delineano i vari piani strutturali su cui si sviluppa il tema, esse sono il perno del dipinto, come sono il perno di una società al femminile in via di cambiamento. Le file composte e inserite nel tipico paesaggio delle risiere lombarde, fatto d’acqua e cielo, esaltano i colori dei vestiti delle donne e accentuano ancor più il loro cadenzale lavoro di raccolta, scandito da un musicale e armonioso movimento del corpo. In questo quadro v’è euritmia coloristica e strutturale, l’ordine attento e voluto dall’artista rende ancor più aulico e prezioso il lavoro svolto dalle donne.
I grandi cambiamenti per il mondo femminile si ebbero a partire dai primi del ‘900, in particolar modo a partire dalla seconda guerra mondiale quando le donne dovettero sostituire gli uomini che lavoravano nelle fabbriche in quanto loro vennero chiamati al fronte. La donna così assunse maggiori ruoli nella società e ebbe il modo di confrontarsi con un mondo molto più ampio rispetto al piccolo microcosmo familiare.
Del tema dedicato alla guerra la Palmano mette in evidenza l’importanza del ruolo delle donne nella guerra stessa, sviluppando l’ argomento dedicato alle Portatrici del Fronte Carnico della prima guerra mondiale. Il quadro simbolo, vuole essere un pubblico ringraziamento rivolto a queste donne volontarie che abbracciavano le età dai 15 ai 60 anni, ed erano incaricate di trasportare sussidi di sopravvivenza al Fronte, mentre al loro rientro portavano a valle soldati uccisi o feriti.
La danza faticosa delle portatrici con gerle pesantissime che si inerpicano su per i monti, sottolinea ancora una volta, attraverso l’armonia prospettica e cromatica, il tema affrontato e, nonostante le figure siano stilizzate ed essenziali, lasciano comunque trasparire tutto un fraseggio di emozioni, sentimenti e pensieri che invadono queste donne nello svolgimento di una mansione che va oltre il semplice lavoro, ma ne sottolinea emblematicamente il dono generoso del loro tempo per un nobile gesto.
Le posture delle donne e l’andamento della composizione liberano così il messaggio che l’artista vuole consegnarci.
Come usanza ormai assodata nel “modus lavorandi” della Palmano, si parte sempre con l’analizzare ciò che le è più vicino per poi espandere le tematiche e spostarsi a temi conosciuti universalmente, e così, anche nel tema della guerra, l’artista sposta la sua attenzione ai lager nazisti della seconda guerra mondiale ed in particolare al lager Ravensbruck, che dal 1939 divenne solo lager femminile. In questo luogo di disperazione vennero internate donne di tutti i paesi e quelle in gravidanza o madri di piccoli bambini vennero catalogate come: “inabili al lavoro” e per questo destinate direttamente alle camere a gas. Prima di arrivare alla camera a gas queste donne trovarono anche la morte a causa della fame o perché vittime di esperimenti medici. Il dipinto della Palmano eseguito ad olio enuncia nello sfondo il lager al quale viene sovrapposto un fitto fraseggio di bolle/fumo all’interno delle quali viene custodito, come nel grembo materno, la vita, piccole chiazze rosa; le stesse bolle/fumo sono anche la culla di speranze, paure, sofferenze, abusi, palpiti e grida di mamme e bambini.
L’ultimo quadro consacrato alla guerra dà risalto al mondo femminile arabo. Il quadro intitolato: “La primavera araba è appena cominciata”, prende spunto dagli ultimi avvenimenti del 2011, le sollevazioni civili in Nord Africa e nel Medio Oriente. Per la prima volta le donne sono scese in strada accanto agli uomini in un unico movimento trasversale. Le donne hanno chiesto giustizia, hanno chiesto maggior diritti e uguaglianza sia a livello politico che nella vita. Si eviscera così una lotta indirizzata sia alla conquista della parità dei sessi che dei diritti civili.
Altro argomento raccontato dall’artista è il voto delle donne, e come sempre Milena principia da ciò che le è vicino, riservando un quadro al voto riconosciuto alle donne nella Repubblica Libera della Carnia nel 1944.
La Carnia fu la Repubblica più estesa Partigiana d’Italia e al voto parteciparono tutte le donne capofamiglia.
Solo nel 1946 le donne d’Italia vennero chiamate al voto e a questa grande conquista l’artista dedica l’altro quadro esposto.
L’artista finisce la sua rivisitazione del mondo femminile trattando il tema sulle violenze e sugli abusi subiti dalle donne nei secoli, argomento che si lega profondamente con il nostro patrocinio Smile Again FVG che si occupa delle donne acidificate nel Bangladesh, Pakistan, Afganistan, etc..
Tre sono i quadri rivolti a queste ignobili azioni. Il primo riprende le donne dell’Huanan private del diritto all’istruzione prima dell’avvento al potere di Mao. Esse erano obbligate a portare i piedi bendati, conseguentemente la deambulazione venne compromessa e dovettero rinunciare ad avere una vita normale sociale, a loro veniva concessa una piccola parte delle loro case e di conseguenza la loro libertà venne violata. Queste donne per mantenere la libertà almeno culturale durante le lunghe ore di prigionia impararono a scrivere, comporre e ricamare e passarono questa immensa eredità alle proprie figlie.
In un altro quadro invece viene rappresentata la caccia alle streghe, quando nel XV sec le donne con importanti attinenze culturali o mediche venivano torturate e bruciate.
Si chiude così l’epopea del mondo femminile rappresentata dalla Palmano con enorme energia, conoscenza dei fatti storici, sensibilità e trasporto emozionale. Sotto il profilo del linguaggio artistico l’artista ha sapientemente spalmato nei suoi quadri arte figurativa toccando, in alcune parti, l’astratto. L’arte informale è visibile laddove “l’incontinenza” dei forti sentimenti doveva essere espressa immediatamente per soddisfare l’urgenza dell’urlo di rivendicazione del soggetto ritratto. I palpiti dell’artista scandiscono unitamente le pennellate stese, ed in ogni piccolo tassello composto, si registra un’emozionalità viva e di compartecipazione diretta al fatto storico. Non mi stupisce se l’artista nell’atto della realizzazione dei propri quadri si sia sentita un po’ mondina, un po’ portatrice o che abbia vissuto profondamente e con enorme sofferenza e partecipazione le ingiuste sofferenze delle donne che è andata a ritrarre. Un elogio dunque a questa artista che ha architettato in maniera emblematica il tema tutto al femminile, donando delle testimonianze storiche e risvegliando in noi la voglia di conoscenza di questi fatti tante volte dimenticati.


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