DIEGO TOTIS

Dall’inizio del secolo IXX° l’attenzione per il rifiuto muta a seconda della circostanza in cui l’opera viene creata. Per questa ragione si dà particolare rilievo al pensiero degli stessi artisti, in quanto lo si ritiene fondamentale per entrare meglio nelle ragioni di tale utilizzo. Ripercorrere fugacemente la strada dell’impiego del rifiuto e del materiale inusitato fin da quando è apparso nelle opere d’arte degli artisti contemporanei, ci aiuterà a comprendere meglio il lavoro dell’artista Diego Totis. Le correnti artistiche che subito meritano essere citate sono: ready made, new dada, nouveau realisme e arte povera. Tutto questo nasce negli stessi anni in cui nasce la psicoanalisi: l’oggetto rifiutato assume un valore simbolico sempre più forte. L’attuale corrente contemporanea, la Trash ART, offre lo spazio al rifiuto come protagonista e ha il compito di recuperare i residui della società dei consumi, li salva dalla scomparsa e dall’inceneritore e li sublima in opere d’arte. Attraverso l’arte di Totis i rifiuti vengono nobilitati dall’interpretazione creativa e ne sovverte la loro storia passata assumendo nuovi significati, i rifiuti acquistano così un linguaggio espressivo universale trasformandosi nuovamente in prodotti destinati a durare nel tempo. Le opere create così fanno degli oggetti del riciclo paladini di un’estetica che si basa sull’aggregazione plastica e creativa delle scorie urbane, resti della città industrializzata e soprattutto dell’attività umana quotidiana. I rifiuti così divengono portatori di un significato sociale allargato, dal valore comunicativo e divulgativo.

Ciò che Totis vede è il bello che c’è negli oggetti che la comunità butta e rinnega, oltre ciò sono facili da reperire e attraverso loro denuncia lo spreco che deriva dallo spreco stesso. Le sue opere esse siano sculture o pittosculture sono accuratamente ricoperte da ciò che lui raccoglie e dispone con maestria, gusto e rigore anatomico nelle opere stesse. I materiali da lui usati, essi siano poliuretano per le sculture o le strutture accuratamente create in MDF per le pittosculture, sono leggermente sottodimensionati per consentire poi agli inserti, che verranno applicati, di riempire le curve e gli angoli e dare all’opera finale la corretta armonia attraverso un preciso calcolo delle proporzioni. Una volta inseriti gli oggetti selezionati essi vengono accuratamente ricoperti da pluristrati di carta e decorati infine con acrilico. Un ulteriore intento dell’artista è  quello di mettere in ordine ciò che fa disordine. Il primo lavoro svolto da Totis fu una sorta di natura morta che andrà ad assumere nell’immediato un doppio significato, essendo stata ricoperta da oggetti di riciclo, quest’opera sarà perciò una natura morta su di una natura morta e rappresenterà la pochezza del momento attuale (calo morale e sociale). Forse proprio da quest’opera l’artista elabora la nuova ed attuale e personalissima poetica d’arte. La grande passione per i classici della letteratura greca e latina con le metafore e morali legate alle figure dei protagonisti dei racconti vengono estrapolati dal nostro autore che ne farà una galleria figurata con linguaggio informale per le pittosculture e figurative invece per le sculture. Totis appunta in ogni creazione la perdita contemporanea del valore della morale. Le figure mitologiche ricoperte dei suoi oggetti da riciclo assumono e delineano la metafora contemporanea ed enunciano le lotte razziali attraverso la guerra bestiale tra i popoli. Le figure mitologiche racchiudono in se le nostre origini, ciò di più nobile che c’è nella storia dell’uomo, il vero valore della giustizia, della democrazia, del rispetto, la “coperta” di rifiuti contemporanei, che alludono alla pochezza del mondo attuale, ricopre invece le nobili origini con la speranza che esse prima o poi riescano nuovamente a prendere il sopravvento sulla ragione umana. I rifiuti saranno le uniche tracce del nostro tempo, l’eredità che daremo ai nostri figli.

Totis nel riciclo di oggetti caduti in disuso vede la bellezza come riflesso dell’idea assoluta, la “realia” è certamente quella che lo porta all’astrazione e dunque all’astrattismo della bellezza, senza una capacità di intervento nella realtà, perché nonostante la denunzia nulla cambia. L’intervento però vuole applicare e realizzare nella realtà il grande ideale.

Un esempio accattivante di metafora è il significato che viene dato all’opera Titanomachia che è una rivisitazione in chiave moderna di un fregio di un tempio. In questo fregio venivano rappresentati degli dei morti in guerra, di loro non rimase nulla, l’artista attraverso la metafora ci insegna che una volta scordati i miti resta solo spazzatura. Questo è un giro di pensiero che può essere anche associato all’attuale politica, i grandi politici non esistono più, quei politici con cultura e senso civico sono oramai un’utopia.

L’immondizia, che invece viene dorata come nell’opera La Veau d’Or, paragona le responsabilità dei potenti dell’epoca del romanticismo, alla mancanza di responsabilità dei potenti di oggi. Molte volte capita nella storia dell’uomo di adorare un Dio, esso sia una divinità o una cosa come il denaro, quest’abbaglio ci allontana dai valori veri della vita come: fratellanza, comprensione, solidarietà, fratellanza e pietà.

Un’altra opera emblematica nella galleria di Totis è una rivisitazione dell’opera del francese Theodore Gericault La zattera della Medusa, anche in quest’opera attualizzata al nostro tempo, l’artista trova la metafora e la contemporaneità del tema stesso e aggancia l’episodio alla questione della politica presente e ne denuncia i responsabili che ci hanno piano piano portato in questo disastro politico, economico, culturale e morale. La  zattera rappresenta tutti noi sganciati dal traino e abbandonati ad una sorte incerta.

 

Così gli scenari della galleria artistica di Totis si arricchiscono mano mano di denunzie, speranze e agganci nobili letterari. Ogni opera ha bisogno di una descrizione, solo così si potrà apprezzare appieno il suo intrinseco messaggio e solo così si potrà giungere all’essenza pura dell’animo dell’artista stesso.

 

 

Raffaella Ferrari

Critico d’arte

 


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