ALESSANDRA DEL FABBRO.

ALESSANDRA DEL FABBRO

Alessandra del Fabbro

Galleria Artemisia 18-01-2020

Arte comunicazione dell’anima

Alessandra del Fabbro dopo aver frequentato un corso di ritratto presso l’Accademia, e dove ha avuto modo di conoscere le basi della tecnica a olio, si iscrive all’Istituto d’Arte Sello scegliendo l’indirizzo di grafica pubblicitaria. Presa sotto l’ala protettiva del professor Antonio FURINI, fumettista conosciuto, ha avuto modo di esprimere a pieno la sua creatività e dirigerla verso un’accademismo atto a formare le basi del suo futuro lavoro artistico. Sino a poco tempo fa, visto il suo temperamento timido e riservato, non ha condiviso pubblicamente il suo talento, ma lo ha riservato a pochi intimi. Fatta forza poi dei risultati ottenuti, e dopo una maturazione intima, decide di rendere il suo lavoro fruibile a tutti, ottenendo riscontri positivi.

 

Alessandra è sempre stata attratta dai colori, e alle loro sfumature. Non usa quasi mai colori primari, ma qualsiasi tonalità è ricercata all’interno di cromismi atti a rendere i propri quadri armonici e delicati. Ha sempre mantenuto un filone figurativo, nonostante abbia fatto anche varie ed altre sperimentazioni sia sulla tecnica che sui soggetti, arrivando anche a misurarsi con l’arte informale. Il suo sogno nel cassetto è sempre stato quello di fare l’illustratrice per l’infanzia. Di queste sperimentazioni ci sono vari quadri nel suo atelier e completano un quadro poliedrico di una dedizione all’arte veramente eccelso. Alla base di tutta la sua grammatica artistica c’è il puro amore verso ciò che fa, l’arte è medicina dell’anima per lei. E proprio dopo questa affermazione mi addentrerei nella tematica sviluppata per questo ciclo di pittura, che per la mostra prende nome: “Sei zampe in passerella”.

Un modo un po’ giocoso per approcciarci alla sua arte, in quanto qui risiedono sentimenti e percorsi che l’accompagnano sin da bambina. Un omaggio alla ricerca e alla vita del papà, uomo di scienza, con tre lauree indirizzate verso il mondo scientifico come: chimica, scienze naturali, geologia, è stato un illustre entomologo, appassionato di botanica e tutto ciò che si affacciava alla natura e alle sue curiosità e misteri. Come entomologo, influenzato anche dagli studi del bisnonno di sua madre, il noto ornitologo-entomologo Graziano Vallon, dedica la sua vita allo studio di due famiglie di insetti come: Carabi e in particolare le Cetonie.

Gli entomologi studiano per tutta la vita una/due famiglie. In particolare, il papà ha studiato la famiglia delle Cetonie, che qui è rappresentata nel quadro con l’uva. Ogni specie o famiglia ha migliaia e migliaia di esemplari diversi. In natura tutto ciò che è colorato è un avviso per gli altri insetti, un messaggio di non avvicinarsi. Non sono quadri immediati quelli dell’artista, ossia frutto di un atto istintivo, ma studiati, anche se non hanno né disegno preparatorio e nemmeno bozzetto. Dietro alla realizzazione di ogni quadro c’è solo documentazione scientifica, la composizione invece è spontanea. Un sentire nostalgico, un modo per chiacchierare in silenzio con il papà, un modo di stare vicino a lui attraverso un modo di esprimersi intimo, un rievocare momenti di vita vissuta, dove l’insetto, macro presenza nel quadro, rappresenta in realtà il padre. L’atto pittorico è necessità personale, vibrazione positiva, esperienza di vita fermata, è un fermare e delineare un percorso di formazione, un dono fatto a sé stessa ed esternazione di quel forte legame con il padre. Legame indissolubile imbozzolato in un interesse comune. Questi quadri sono il frutto di un lavoro intenso durato un anno. A livello generale danno il senso della raccolta ordinata, come viene fatto a livello scientifico, un lavoro ordinato, minuzioso, attento, professionale, architettonicamente strutturato con equilibri euritmici di forme e colori.

Tanti sono i viaggi che Alessandra ricorda alla ricerca dell’insetto “perduto”, dove tutta la famiglia partecipava e veniva coinvolta attivamente sia nell’attesa che nella gioia del ritrovamento. Le scelte, a tema artistico, non potevano sottacere questa importante fetta della sua formazione di vita, x questa mostra, difatti, Alessandra vuole fare tributo al papà, ai sui argomenti di studio e di passione e dedicati ad una vita di ricerca, omaggiandolo sia con i soggetti scelti che dando un nome scientifico come titolo alle sue opere. Vedere la natura e sentirla dentro di sé, lo stupore delle piccole cose che trovi in un mondo curioso, fatto da bizzarri  comportamenti, qui c’è una bellezza che va oltre tutte le bellezze dettate dai canoni empirico-estetici, difatti, Alessandra raccontando questi insetti, riferisce che la loro osservazione rivela il loro essere buffi, simpatici. L’artista, oltre a riportare nel dettaglio le cromie degli insetti raffigurati e le loro precise forme, crea loro anche un’ambientazione reale, e li inserisce in un loro habitat naturale, arricchendolo di personale fantasia e avvicinandosi così alla pittura naif, i colori degli insetti sono realistici. Ad iniziare dal periodo post-romantico, a livello documentale, tanti artisti hanno dedicato e offerto la loro arte per ritrarre la natura, è stato come illustrare la bibbia da parte loro, in particolar modo gli acquerellisti. Ricordiamo i testi illustrati di Linneo nella classificazione delle piante o lo stesso Leonardo nei suoi codici, e come non ricordare Ligabue e i suoi felini, Carl Kahler e i suoi gatti, ma soprattutto tra 500 e 700 l’animale nell’arte ha avuto un ruolo centrale nella pittura, Guercino, Ceruti, Campi, Duranti, tanti sono gli esempi nella storia dell’arte nei secoli.

In questo caso viene rappresentato dalla Del Fabbro la macro-natura, l’insetto è ingigantito, e si sottende non solo all’idea che gli insetti siano un veicolo di studio del mondo animale, ma anche del mondo vegetale e anche un mondo umano, se una catena si spezza, come nel caso delle api, il sistema vita viene messo a repentaglio. L’artista esalta dal punto di vista artistico questo mondo così importante per la sopravvivenza di tutti.

 

Per lei, comunque, questo è, e rappresenta, il mondo del gioco e non solo il rapporto con suo padre. Questo ciclo vuole emblematicamente suggellare quel ponte dell’eternità che rappresenta, attraverso le tematiche sviluppate, un fil rouge tra il suo essere bambina e l’essere adulto e traccia quella linea d’ombra e linea dell’illimite facendo da spola tra il dettaglio e l’infinito del sentire.

 

Raffaella Ferrari

Critico d’arte

 


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